GIOVEDÌ CINEMATOGRAFICO DI… : “REBOUND”

/ Febbraio 24, 2022/ GIOVEDÌ CINEMATOGRAFICO DI/ 0 comments

Torna oggi l’appuntamento mensile con il cinema, e questa settimana parliamo di un film che racconta una leggenda non dell’NBA ma dei playground americani. Il film è “Rebound“, la leggenda è Earl “The Goat” Manigault, il più famoso streetballer di tutti i tempi. Goat è il più grande, e non ha dubbi neanche Kareem Abdul-Jabbar che compare nella scena iniziale del film.
La storia di Rebound parte da Harlem nel 1959 con un Earl Manigault quattordicenne che passa le intere giornate a tirare a canestro. Il basket è la sua speranza per andare via, si allena per migliorare l’elevazione e la reattività di piedi e gambe.
Inizia a farsi notare nei playground dei grandi e soprattutto di losche figure che ne segneranno negativamente la sua futura esistenza. Nel frattempo la vita da teenager di Earl prosegue tra feste con gli amici, partite nei campetti non senza risse, e la scoperta della marijuana che gli costerà l’espulsione dalla scuola, campione delle scuole pubbliche di New York, alla vigilia dell’importante partita contro la High School di Lew Alcindor, campione delle scuole private.
L’unico che ha a cuore il futuro di Earl è Holcombe Rucker, il custode del parco dove è Earl va a giocare, che cerca di farlo stare lontano dalle compagnie pericolose e lo introduce al suo torneo, il famoso Rucker Tournament. Rucker riesce a fargli completare gli studi e grazie le prestazioni in campo anche a ricevere una borsa di studio alla università, nonostante non sia eccellente negli studi. Per i continui conflitti con l’allenatore abbandonerà il college e tornerà a New York, con un figlio in più avuto all’università, e qui si perderà definitivamente. Diventa un tossicodipendente e finisce in galera. Dopo aver scontato le sue condanne e disintossicatosi, “riesce grazie alla protezione dei boss della zona ad organizzare un torneo che diventerà sempre più conosciuto, restituendo ad Holcombe Rucker quello fece per lui.
Earl Manigault è scomparso nel 1998, a cinquantatré anni senza mai essere riuscito a sfruttare nel modo giusto il suo grande dono. Avrebbe potuto giocare ad alto livello al college prima e, chissà, nella NBA poi. Ma Earl non riusciva ad aver rispetto delle regole, era fondamentalmente insicuro e fragile e tutto questo, lonella durissima realtà in cui si era trovato a crescere, lo conducevano inevitabilmente verso la perdizione.
Un film che racconta in maniera mirabile le gesta tramandate per via orale, in un’epoca, gli anni ’60, in cui internet non esisteva, di un talento cresciuto sui campetti di Harlem e della sua incredibile elevazione che gli consentiva di ovviare alla bassa statura e di affondare nel canestro mirabili schiacciate.


Discutiamone se vi va nei commenti….


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